sabato 3 ottobre 2015

ORGOSOLO I muri che parlano!

Il primo murale fu realizzato nel 1969 da un gruppo anarchico milanese che si firmarono “Dioniso”, erano gli anni della contestazione giovanile. Comunque il fenomeno muralistico a Orgosolo è nato nel 1975, quando il professor Francesco Del Casino, senese di nascita ma sposato e residente ad Orgosolo, inizio la sua opera di abbellimento di alcune pareti spoglie. In questo venne aiutato dagli alunni della scuola media, ed in seguito altri artisti si cimentarono nell’opera, tra i quali un grande contributo è stato apportato dall’orgolese Pasquale Buesca. Francesco del Casino volle commemorare il trentesimo anniversario della Liberazione d’Italia. Il suo singolare stile pittorico caratterizza i murales sulla denuncia delle ingiuste reclusioni, le condizioni delle carceri, la sofferenza di detenuti e familiari, la vita del latitante e ed una serie di dipinti a sfondo politico; ancora, il volto di Gramsci e il cosiddetto “Indiano”, immagine simbolo di Orgosolo che accoglie chiunque arrivi in paese. Negli anni 80, con l’attenuarsi della tensione politica, Del Casino dipinse scene di vita quotidiana: uomini a cavallo, donne con in grembo i propri figli, pastori che tagliano la lana alle pecore e contadini con in mano la falce.


Foto di Orsola Ortu

Orgosolo i  muri che parlano.
I murales non sono altro che frammenti di memoria e vita sociale. Narrano le fatiche, le denunce e le grandi conquiste della piccola comunità orgolese, passando con estrema disinvoltura dai colorati racconti di storia quotidiana alla raffigurazione di eventi e di lotte politiche di respiro mondiale: i fatti di Pratobello, vissuti in prima persona dalla popolazione, la voce dei disoccupati, la lotta all’emancipazione femminile, la guerra di Spagna, la siccità, la pastorizia, la politica, sono solo alcune delle tematiche affrontate. Purtroppo nessuna tutela è garantita ai murales, perciò molti di questi sono andati perduti in seguito ad opere di ristrutturazione degli edifici che li ospitavano, altri stanno scomparendo a causa dell’opera del tempo, ma fortunatamente si è provveduto alla restaurazione di alcuni di questi, oltre ovviamente alla creazione di nuovi dipinti, in maniera da salvaguardare un bene che, pur nella sua semplicità, non appartiene più solamente alla comunità orgolese ma è patrimonio di chiunque riesca ad apprezzarne il valore artistico e culturale, che sia dunque nativo o straniero non ha importanza.



     foto di OrsolaOrtu












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